Mongolia in moto: l’ultima grande avventura

Scoprire la Mongolia in moto. Avventurarsi in un viaggio in moto completamente immersi nella natura. Seguiteci in una maratona di due intense settimane nel paese dell’ultimo popolo nomade. Oltre 2000 km in sella alle mitiche Mustang, cavallo d’acciaio ideale per questi terreni. Liberi dai costi e dalle complicazioni della spedizione della propria moto!
Scegliete fra il selvaggio Nord ricco di foreste e laghi, o il  Sud con il mitico Deserto del Gobi.

ll nome Mongolia evoca da sempre immagini esotiche. L’indomito condottiero Gengis Khan, le carovane di cammelli che attraversano il deserto del Gobi, e i cavalli selvaggi che galoppano nelle steppe. Ancora oggi la Mongolia sembra un luogo fuori dal mondo. Non appena si mette piede fuori da Ulaan Baatar si ha l’impressione di essere stati catapultati in un altro secolo.

Seguiteci alla scoperta della Mongolia in moto nel tour del NORD, alla scoperta di un paesaggio di laghi e foreste “siberiane”.

Oppure a SUD attraverso il mistico Deserto del Gobi e risalendo per la valle dell’Orkhon.

I pasti (colazioni pranzi e cene) durante il viaggio (e quindi esclusi i due pranzi a Ulaanbaatar) sono tutti inclusi nella quota di partecipazione. A differenza delle colazioni e delle cene, che verranno consumate nei campi turistici quando pernotteremo nella steppa e nei ristoranti quando pernotteremo nelle città, i pranzi verranno consumati al sacco quando saremo in viaggio.

Bevande
Le bevande non sono incluse nella quota di partecipazione e saranno pagate a parte di volta in volta ad eccezione dell’acqua che sarà sempre fornita dall’organizzazione.

Abbigliamento motociclistico
È consigliato un abbigliamento motociclistico estivo comunque composto da giacca pantaloni stivali guanti e casco, non necessariamente da enduro, con qualche capo pesante da infilare sotto in caso di necessità e la sempre presente tutta da pioggia.

Abbigliamento per i non motociclisti e per la sera
È consigliato un abbigliamento adatto a quella stagione e per quelle latitudini tenuto conto che avremo temperature che potranno arrivare a minime di 15 gradi di notte e massime di 35 gradi di giorno. Ovviamente l’escursione termica sarà maggiore all’avvicinarsi al Deserto del Gobi. Un capo impermeabile o un ombrello è d’obbligo trattandosi di una stagione umida per la Mongolia

A causa del mancato rinnovo della convenzione bilaterale fra Italia e Mongolia, da inizio 2016 è stato reintrodotto il visto obbligatorio.

Il freddo e il vento sono i veri padroni della Mongolia per sette mesi all’anno. Le temperature scendono fino a 40 gradi sottozero nella capitale e a –60 nella taiga. Gli effetti più devastanti si manifestano con lo zuud, il fenomeno che permea di ghiaccio il terreno impedendo alle mandrie di pascolare. Ogni anno si registrano milioni di morti tra bovini e ovini, la principale fonte di sostentamento dell’economia mongola. Sono centinaia le vittime del freddo fra gli uomini. Le condizioni meteorologiche impediscono per diversi mesi all’anno gli spostamenti e anche i soccorsi alle popolazioni colpite. Da giugno ad agosto esplode un’estate gradevolissima, con clima asciutto e salubre e fino a 25-30 gradi sopra lo zero. Anche in questa stagione breve il vento è protagonista: quello fresco del nord e quello tiepido dal Gobi. Vi abituerete a essere sospinti da minuscoli e improvvisi tornado di polvere. I mesi di luglio e agosto sono anche quelli più piovosi: frequenti acquazzoni si abbattono sulla steppa, trasformando spesso le piste in vere e propri acquitrini

Elettricità 220 V, si trova anche nelle Ger dei campi turistici, le prese sono di tipo europeo.

7 ore avanti rispetto all’Italia, 6 quando in Italia vige l’ora legale.

Nessuna vaccinazione obbligatoria.

La GER 

La ger (si pronuncia “ghér”) è un’abitazione mobile adottata da molti popoli nomadi dell’Asia tra cui mongoli, kazaki e uzbeki. Viene altresì chiamata yurta in Asia Centrale dall’antico nome turco adottato dai russi.

Nonostante dalla seconda metà del XX secolo la Mongolia si sia fortemente urbanizzata, più della metà dei Mongoli continua a vivere nelle proprie abitazioni tradizionali sia che si tratti di nomadi di campagna o di abitanti di città e villaggi.

Venti metri quadrati che contengono un universo, patrimonio tradizionale, nei secoli fedele, ma anche prodigio di tecnica evoluta.

Ecco, questa è la ger, l’abitazione mongola per eccellenza da migliaia di anni, almeno dal 3.000 avanti Cristo secondo gli antropologi. Guardatela, da lontano, nella steppa. Bianca, lunare, di forma circolare. Essenziale, democratica, funzionale, vero capolavoro di design nordico. Prima, molto prima di Alvar Aalto e dell’Ikea.

Sin dai tempi più antichi le ger sono costituite da uno scheletro di legno e una copertura di tappeti di feltro di lana di pecora; sono di dimensioni e aspetto variabili, a seconda della cultura che le adotta. Il vantaggio di questo tipo di abitazione è che può essere smontata, spostata e assemblata in un tempo relativamente breve: si adatta quindi bene a uno stile di vita nomade.

Una casa, nido, riparo, focolare, che monti e smonti come fosse fatta di lego. Quasi un gioco da bambini. Con gesti consacrati dalla tradizione, in cui tutta la famiglia ha un suo ruolo preciso, e già che c’è rinsalda ancor di più i vincoli che la tengono unita. La grata circolare in legno di salice. Che fa da parete e punto d’appoggio per i pali di sostegno riuniti alla sommità della tenda in una calotta da cui fuoriesce il tubo-camino del focolare interno.

Struttura leggera e resistente, sorretta all’interno da due colonne a T in legno riccamente intarsiato. Perché semplicità ed efficienza non vogliono dire povertà e bruttezza. Anzi. La ger all’esterno si ammanta di feltro e di pelli impermeabili, che la rendono intangibile al freddo e le donano un’aria aristocratica. La casa nomade ricoperta di stole.

La porta si apre a sud, desiderosa del calore proveniente dal deserto del Gobi. Fuori è gelo e buriana, ma dentro è tutt’un’altra storia.  Si passa da un mondo all’altro tramite la ger ed è per questo che si deve far attenzione, varcandone l’ingresso, mai inciampare o calpestare lo stipite. La cattiva sorte, le presenze oscure potrebbero approfittarne per farsi un varco dentro. All’interno della ger c’è un mondo: profumi, colori, antichi riti, nuovi feticci.

Al centro la stufa di ghisa, focolare, camino e cucina insieme. Ai lati, i letti (a sinistra quelli degli uomini e degli ospiti, a destra il letto coniugale e quelli delle donne), le cassapanche, sgabelli e tavolo, un piccolo altare, le masserizie, la brocca con catino per lavarsi, le selle.

L’odore è da profumo maschile haute couture: cuoio, tabacco fumée, feltro, con lievissime venature alcoliche (vodka, per l’esattezza). I colori hanno una calda dominante arancio, tinta affine alla cromia dell’oro, segno di regalità e prosperità. A terra, feltro e spessi tappeti. Ovunque, respiri l’essenza del Paese: fatta di segni del passato glorioso e concessioni alla modernità più globalizzata: polaroid ormai stinte, radioline di marca cinese, giocattoli e secchi di plastica colorata, ma in certi casi anche decoder collegati a improbabili parabole satellitari o centraline che regolano il flusso di energia generato da moderni pannelli solari. Resta salva l’etichetta, più dettagliata e precisa di quella in vigore alla corte del re Sole.

Perché la ger è anche un universo di rituali, per dare ritmo all’ordine del mondo. Gli uomini, una volta entrati, si dispongono a sinistra, le donne a destra. Sono banditi gli oggetti nefasti e la lista è lunga, perché va dalle armi da taglio come i coltelli alle pentole senza coperchio passando per gli utensili da scavo, che ricordano momenti poco gai come le sepolture. La stessa disposizione degli arredi segue regole intricate e legate alla simbologia religiosa.  L’ospite ben educato eviterà di fare troppe domande, non si appoggerà mai ai pali di sostegno (è di pessimo auspicio quanto inciampare all’ingresso)  e reprimerà in cuor suo ogni desiderio di fischiettare giulivo (modo sicuro per catalizzare il male sulla ger e sui suoi abitanti).

Etichetta anche per accomiatarsi: è previsto un giro in senso orario intorno alla stufa. E solita attenzione al gradino, uscendo. Non urtatelo. La ger ha resistito, grazie ai suoi accorgimenti tecnici e alla tenace protezione dai cattivi auspici, per secoli e secoli. E vuole continuare a resistere.

Campo Turistico

Unità turistica molto simile ad un campeggio come logistica, è formato da 20 fino a 50 ger dove gli ospiti troveranno alloggio per la notte. Sono di fattezza e struttura identica a quelle usate dalla gente locale come abitazione ma all’interno ospitano solo 2 letti singoli (o 1 matrimoniale) molto comodi, un paio di tavolini, un semplice attaccapanni ed una stufa a legna che viene accesa dal personale in caso di necessità. Il campo turistico dispone di una grande struttura comune in cemento destinata a sala colazione e ristorante e un blocco di bagni e docce con acqua calda (in proporzione alla capacità del campo) in comune per tutti.

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